Per me GAS è amicizie, crescita personale, autoformazione, cibo biologico e locale o equo e solidale. Sto parlando del gruppo d’acquisto solidale di cui facciamo parte da un po’ e che si è rivelato essere molto più di un semplice luogo in cui acquistare prodotti bio assieme ad altre famiglie.
Ho scoperto che i Gas sono in grande crescita come tutto il settore biologico.
Tutto è cominciato circa due anni fa, quando il mondo del biologico mi sfiorava solo di striscio e anzi mi sembrava quasi una cosa da portafogli di un certo tipo, manie di un certo tipo. Nel nido che frequentano le mie bimbe c’era una piccola percentuale di prodotti bio e, pensando che fossero comunque più sani degli altri, l’ho vista di buon grado, punto, fine.
Il bello è venuto quando mi sono accorta, frequentando certa gente (Renzo, Fede scusate 😉 ) che forse dietro c’era qualcosa di più e che informarsi un pochino poteva essere una buona idea.
E lì sono usciti i temi dei pesticidi e di tutti i veleni che ci mangiamo con il convenzionale, dell’approccio diverso che il biologico ha con la terra, di come la rispetta di più, pur traenedone i frutti.
Capire queste cose ed entrare in un negozio bio per fare la spesa per la settimana per una famiglia di 4 persone come minimo ti fa venire una sincope e fai un infarto.
Poi pian piano mi sono accorta che non ci sono stipendi per mangiare bio e stipendi per mangiare convenzionale, che è una questione di scelte, come in tutto forse, e che la differenza puoi farla tu organizzandoti bene, scegliendo i prodotti giusti, nella stagione giusta, dal contadino giusto.
Il gas è uno di questi strumenti ma il ‘fattore prezzo‘ non può essere l’unica cosa che fa la differenza. Mi spiego: associarsi ad un gas per mangiare biologico e spendere poco non ha proprio senso. La “s” di gas sta per solidale e secondo me un gruppo d’acquisto con la “s” deve avere anche delle caratteristiche che vanno un po’ al di là del prezzo. Solidale significa che il tuo acquisto è un impegno a sostenere i produttori da cui ti stai approvvigionando, che se un giorno il raccolto del ‘tuo’ contadino va male, ti adatti un po’, che se sei in un gruppo fai qualcosa e partecipi alle attività. Non è poco.
Non deve nemmeno diventare una fissazione. Ecco, l’ho detto. Se diventi un talebano del bio non esci più di casa e non ti puoi più bere nemmeno lo spritz con le patatine. No, io non sono così, mangio bio e naturale il più possibile, ma mi capita di incasinarmi il frigorifero, di non a fare a tempo, di essere stressata e allora ogni tanto va bene anche altro, anche se mi dispiace un po’.
Con il progetto nutrire significa educare ho avuto però gli stimoli giusti per provarci e la voglia di entrare nell’avventura con altre famiglie: la relazione e la formazione sono stati i punti di partenza che mi hanno aiutata a cambiare il modo di consumare il cibo. Essendo nato all’interno di un progetto scolastico il nostro gas è un po’ diverso dagli altri, che spesso sono visti come mondi un po’ chiusi a sè, fatti di gente super alternativa e fricchettona. Siamo famiglie normali, con lavori normali che cercano di mangiar bene, di imparare qualcosa e in fondo di comunicare un po’, di creare dei legami.