Prima di intervenire con delle lavorazioni, e la loro stessa scelta, e’ necessario conoscere sia le caratteristiche del terreno in cui si vuole intervenire, sia il tipo di miglioramento che ogni singola lavorazione e’ in grado di apportare.
Che con le lavorazioni si abbia un miglioramento anche netto delle caratteristiche fisico-meccaniche di un terreno e’ indubbio e ben visibile anche ad occhio nudo. Volendo pero’ confrontare due tipi di terreno, uno lavorato e un altro no si evidenziano alcune particolarita’.
Terreni lavorati
-hanno una struttura meno compatta e piu’ arieggiata
-lo strato superficiale, che puo’ arrivare anche a 30-40 cm, si presenta molto piu’ uniforme e con una buona struttura
-lo strato piu’ profondo risulta piu’ compatto, questo e’ dovuto alle lavorazioni che creano una vera e propria soletta, in questo strato gli elementi nutritivi e i microorganismi sono molto ridotti
-la superficie risulta molto regolare e priva di residui vegetali o pietrame.
Terreni non lavorati:
-hanno una struttura molto piu’ compatta
-lo strato piu’ superficiale e’ piuttosto ridotto (pochi cm, solo raramente puo’ avere profondita maggiori) e ricchissimo di microrganismi
-lo strato profondo non e’ molto dissimile dallo strato superficiale anche se sia le sostanze nutritive che la presenza di microrganismi diminuisce orogressivamente con l’aumentare della profondita
-la superficie risulta piu’ irregolare e riccha di materiale organico e pietrame.
Gli effetti delle lavorazioni su un terreno sono molteplici e sono piu’ o meno evidenti a seconda del tipo di terreno stesso, infatti e’ piu’ apprezzabile su terreni argillosi o al massimo di medio impasto mentre risultano poco influenti in quelli molto sciolti.
Come detto in precedenza a risentirne in particolare di una lavorazione e’ soprattutto la porosita’ ossia il modo con cui le singole particelle di terreno e gruppi di esse sono unite tra loro, in generale aumenta, come visto, l’aerazione quindi viene migliorata la circolazione dell’aria e dell’acqua. Va comunque detto che questi effetti tendono a diminuire progressivamente ma in modo inesorabile col passare del tempo.
Esistono pero’ degli effetti negativi, infatti una costante lavorazione provoca una riduzione della presenza di elementi nutritivi e di microrganismi, questo e’ dovuto paradossalmente ad un miglioramento della situazione fisica del terreno, infatti la trasformazione delle varie sostanze ad opera di insetti e batteri e’ enormemente intensificata, con una conseguente riduzione. In piu’ la pulizia del terreno da erbe o altro materiale organico favorisce l’asportazione di sostanze nutrienti. Ecco perche’ in un terreno coltivato e lavorato e’ importante una buona concimazione sia chimica che organica.
L’intervento con delle lavorazioni non puo’ essere fatto in qualunque momento o condizione, bensi’ e’ necessario intervenire quando si creano condizioni ottimali influenzate per lo piu’ dalle condizioni atmosferiche. Quindi in presenza di un terreno compatto, argilloso la lavorabilita’ viene molto ostacolata. La cosa importante, in presenza di un terreno coeso e’ quella di intervenire in condizioni di umidita’, dello stesso, medie, infatti un terreno troppo asciutto tende ad essere anche molto duro da lavorare di contro un terreno troppo bagnato risulta altrettanto negativo infatti il terreno tende ad attaccarsi ai strumenti di lavoro ostacolando le operazioni, questa caratteristica viene detta adesione di un terreno. Un altro parametro importante e’ la plasticita’ ossia la capacita’ di un terreno di mantenere una certa forma, immaginate a certi terreni che vengono vangati e le cui zolle non si disgregano ma anzi potrebbero venir affettate senza problemi. I terreni ricchi di argilla tendono ad avere una plasticita’ maggiore.
La condizione ottimale sarebbe quella di una presenza adeguata di umidita’ in cui il terreno ha caratteristiche fisiche medie di adesione o coesivita’.