Il tartufo attraversa ormai la storia dell’uomo da alcune migliaia di anni, e si tratta di un prodotto costoso e molto ambito che da sempre rappresenta una sorta di status symbol. Ecco una guida, semplice e completa, che ripercorre la storia del tartufo, dall’antichità sino ai giorni nostri.
Indice
Storia del tartufo
La storia del tartufo si perde nella notte dell’umanità, perchè si tratta di un prodotto che da tempo immemore è apprezzato dall’uomo per via delle sue eccellenti caratteristiche organolettiche. Di questo fungo sotterraneo si parla persino negli antichi testi babilonesi, anche se la prima vera ‘consacrazione’ risale all’epoca romana. Il tartufo è, da allora, un ingrediente che non è mai mancato sulle tavole più raffinate.
L’inizio della storia “ufficiale” del tartufo viene fatto risalire al primo secolo d.C., quando il grande storico e scienziato romano Plinio il Vecchio redasse la sua opera più importante, la Naturalis Historia (“Storia della natura”). Nella Naturalis Historia sono contenuti precisi riferimenti al tartufo, che i romani chiamavano Tuber, e che sulla tavola delle famiglie patrizie non poteva mai mancare.
Probabilmente i romani impararono a conoscere ed apprezzare il tartufo dagli Etruschi, anche se alcuni storici ritengono che le popolazioni mediorientali e dell’Asia minore raccogliessero questo fungo ipogeo già intorno al 1500 a.C. circa.
Anche gli antichi Greci erano grandi apprezzatori del tartufo, che secondo la mitologia classica derivava da una saetta scagliata da Zeus contro una quercia. Il filosofo greco Plutarco, invece, riteneva che questo fungo derivasse invece dalla combinazione di pioggia, fulmini e calore.
Una curiosità: dal momento che Zeus, padre degli dei, era noto per essere un conquistatore di donne, sin da allora al tartufo sono attribuite proprietà afrodisiache. In realtà, si tratta di una semplice credenza popolare.
Il tartufo dal Medioevo all’Ottocento
Anche in epoca medievale e rinascimentale il tartufo continuò ad essere tenuto in grande considerazione, come ad esempio ci riferisce lo storico e umanista Bartolomeo Palatina. Palatina, nei suoi scritti risalenti al 1481, riferì di alcuni maiali impiegati per la ricerca dei tartufi, cui tuttavia dovevano essere applicate delle museruole per evitare che dopo averli dissotterrati se ne cibassero.
Risulta essere piuttosto curioso l’approccio investigativo che, in epoche successive, cercò di spiegare le origini del tartufo e la sua appartenenza ad un regno naturale piuttosto che ad un altro. Alcuni eruditi infatti ritenevano che il tartufo fosse una pianta, altri che si trattasse di un’entità in grado di originarsi in modo spontaneo dal terreno, mentre i più fantasiosi lo classificavano persino nel regno degli animali.
L’acceso dibattito sulla natura del tartufo toccava fino ad un certo punto i consumatori di questo prodotto, molto più interessati alla buona tavola che alla ricerca scientifica. Il tartufo rimase per molti secoli un alimento prelibato e costoso che solo i nobili e il clero che contava potevano permettersi.
Anche in epoca medievale e rinascimentale il tartufo mantenne la sua aura di cibo stimolante, in grado di condurre chi lo consumava al totale appagamento dei sensi.
Nel Settecento il tartufo conobbe uno dei suoi periodi di massimo splendore, dal momento che questo prelibato fungo divenne ricercatissimo in tutta Europa. Il più apprezzato in assoluto era il tartufo bianco piemontese, una leccornia che veniva esportata presso ogni corte europea e che aveva tra i suoi estimatori alcuni dei personaggi di maggior spicco dell’epoca.
Come, ad esempio, il compositore Gioacchino Rossini che definì il tartufo piemontese nientemeno che il “Mozart dei funghi”. Per il politico e gastronomo francese Jean-Anthelme Brillat-Savarin, invece, il tartufo era semplicemente il “diamante della cucina”.
La storia del tartufo dal Novecento ai giorni nostri
Anche se il tartufo – soprattutto quello piemontese – era noto ed apprezzato praticamente ovunque in Europa, solo nel 1929 questo prodotto divenne oggetto di una vera e propria campagna di marketing ante litteram.
Il merito della valorizzazione del tartufo piemontese si deve a Giacomo Morra, un ristoratore ed albergatore albense che in occasione dell’annuale Fiera d’Alba si dedicò alla pubblicizzazione del prodotto su larga scala. Il successo fu straordinario sia tra il pubblico che tra gli addetti ai lavori, al punto che pochi anni dopo (nel 1933, per l’esattezza) la Fiera d’Alba venne ribattezzata “Fiera del Tartufo”.
Morra fu, a suo modo, uno stratega previdente e abile: infatti riuscì, in breve tempo, a trasformare il tartufo da ‘semplice’ (si fa per dire) ingrediente della cucina tradizionale a vero e proprio oggetto di culto a livello internazionale.
Nell’annata del 1949, ad esempio, il miglior tartufo bianco raccolto in Piemonte venne donato alla famosa attrice statunitense Rita Hayworth. Da allora, seguendo quella che ormai è una tradizione, questi tartufi da record vengono periodicamente omaggiati a politici illustri o personaggi del mondo dello spettacolo; nella lista di questi “fortunati” si annoverano anche figure del calibro di Winston Churchill, Harry S. Truman, Alfred Hitchcock e Sofia Loren.
Tartufi da record
Una curiosità: il record di quotazioni per questo pregiato fungo risale al 2007, quando il proprietario di una catena di casinò di Macau sborsò l’esorbitante cifra di 250 mila euro per aggiudicarsi un tartufo da 1.5 chilogrammi. Questo esemplare è uno dei più grandi mai raccolti, ma da record è anche il tartufo trovato nei pressi della località di Buje da Giancarlo Zigante e dal suo cane Diana.
Con un peso di ben 1.31 chilogrammi, il tartufo all’epoca si conquistò meritatamente un posto nel Guinness dei Primati!
Origine del termine tartufo
Vista la storia del tartufo, resta da chiedersi: “Da dove nasce, esattamente, il nome comune “tartufo”?
Agli antichi Romani i tartufi erano noti come tuber, e proprio dall’espressione terra tufule tuber si ritiene che abbia origine il termine utilizzato ai giorni nostri. In latino, questa espressione stava ad indicare la somiglianza del tartufo con il tufo (tufer), una roccia porosa di origine vulcanica.