Nella scuola è forse giunta l’ora propizia per porre in termini nuovi una riflessione sul problema della lettura. I consigli generici delle “letture per le vacanze”o del “solo se leggi di più puoi imparare a scrivere”sono esortazioni improduttive, fondate sulla supposta esistenza in ogni ragazzo di un lettore spontaneo che, lasciato a se stesso, nutra un istintivo amore verso i libri. Anche le nuove proposte dei programmi ministeriali, orientate a una più consistente presenza di letture nell’iter scolastico, spingono verso la necessità di ripensare all’importanza didattica della questione. Tuttavia, ogni insegnante attento si accorge che una maggiore capacità di lettura, e dunque un conseguente incremento del gusto, non dipende mai solo dal moltiplicarsi delle occasioni. Occorre allora che la scuola ripensi con maggiore decisione ai motivi e al modo con cui propone i libri.
All’espressione “ora di narrativa”o “discussione di letture”facilmente si associa, negli studenti, l’idea di un’ora “più leggera”, consolazione liberatoria dal “peso”dello studio scolastico, creazione di una “zona franca”libera, quando pur lo è, dalla rigida sequenza spiegazione/studio/verifica.
Si può dunque proporre di leggere per alleggerire il tempo scolastico?
Può essere: si sceglieranno allora letture amene, divertenti, che affrontano problemi capaci di suscitare un coinvolgimento immediato da parte dei ragazzi. Ma in questa prospettiva il libro finisce per occupare una posizione molto rischiosa: quella di supplire provvisoriamente a quella necessità di informazione o di relax cui il tempo extrascolastico potrebbe offrire risposte assai più facili ed efficaci. Letture di questo tipo non appaiono autenticamente significative, non stabiliscono alcun legame con il lettore e tendono inevitabilmente a confondersi con altro, mentre non c’è nulla, fuori dalla scuola, che inviti un ragazzo a quell’esperienza umana che è la letteratura, di cui il libro, il vero libro, è la forma materiale. In un mondo in cui tutto rischia di trasformarsi in effimero oggetto d’evasione, anche un testo letterario può essere letto in questo modo, e quando ciò accade va perduta la ricchezza della lettura, non si corre il rischio di misurarsi nel confronto con un testo da cui si uscirà trasformati, e il lettore non coglie l’utilità per sé di quella lettura, non matura alcuna personale, intima affezione.
Il passo importante è forse nascosto in queste parole: scoprire l’utilità di leggere letteratura.
Leggere: scoprire, scoprirsi
Scrive Vittorini: «Io gli scrittori li distinguo così: quelli che, leggendoli, mi fanno pensare ‘ecco è proprio vero’ e che cioè mi danno conferma di “come”so che in genere sia nella mia quotidianità. E quelli che mi fanno pensare ‘perdio, non avrei mai supposto che potesse essere così’, e che mi rivelano un nuovo, particolare “come”sia nella mia vita» L’utilità è in questo come potrei essere, ossia nella percezione che esiste un livello più articolato dell’esperienza umana, che la lettura permette di acquisire; allora la proposta di questa categoria di libri verrà recepita dallo studente come una risposta a un bisogno profondo di incremento della propria consapevolezza, che forse prima non riusciva neppure a formulare chiaramente.
È la promessa di una scoperta che la letteratura mantiene sempre. Per questo, prima ancora della scelta dei contenuti e dei metodi, i ragazzi devono veder attuato, organizzato e reso normale il gesto stesso della lettura in modo da riconoscere istintivamente il valore di quello che li si invita a fare.
Non è solo questione di far leggere di più, si tratta anche di costruire un atteggiamento di attesa nei confronti della lettura, di insinuare il sospetto che attraverso il libro si possa tornare alla realtà vedendola con uno sguardo nuovo, capaci di nominare meglio i rapporti che ci legano a essa. Il giovane lettore si sentirà così chiamato a partecipare a un avvenimento che l’insegnante-lettore-adulto vive come un gesto importante per sé e a cui lo invita.
Il modo adeguato di fondare un gusto per la lettura passa dunque innanzitutto attraverso tutte quelle scelte che ne cancellano l’aspetto di arbitrarietà. Molte possono essere le strade da aprire in questa direzione; ne indichiamo alcune che ci sembrano fondamentali:
– l’organizzazione di un piano di letture legate fra loro dalla possibilità di offrire, in diversa misura, esperienze testuali significative (libri che si ricollegano implicitamente o esplicitamente secondo modalità diverse, ad altri testi, libri che si prestano a differenti livelli di interpretazione, libri che mostrano il valore dell’esperienza di scrittura dell’autore);
– l’abitudine a mantenere la memoria delle letture fatte. Un libro vero non finisce mai: rileggere qualche pagina in tempi diversi e per ragioni differenti sviluppa nel ragazzo la capacità di accorgersi che quanto aveva letto una volta e di cui aveva creduto di ritenersi padrone, nasconde invece anche altro;
– la capacità dell’insegnante di giocarsi direttamente, proponendo ipotesi interpretative che nascono dalla sua maturità di lettore, ma che a un ragazzo appaiono meno immediatamente visibili. Sperimentare che, se si fosse guardato il testo con occhi diversi, si sarebbe visto qualche aspetto importante e risolutivo, incrementa nello studente il desiderio di cimentarsi nel tentativo e di diventare un lettore altrettanto abile;
– variare il modo con cui si propongono le letture. Non tutti i testi possono essere affrontati con i medesimi procedimenti; accorgersi di questo contribuisce a far percepire la complessità dell’esperienza letteraria;
– soprattutto, mantenere o recuperare l’abitudine di leggere in classe ad alta voce.
La lettura di un testo comporta anche un aspetto esecutivo, come ricorda il poeta Zanzotto, augurandosi però che non sia un’esecuzione capitale. Leggere in modi diversi un medesimo testo permette di coglierne aspetti nuovi, e nel modo di lettura scelto dall’insegnante in quell’occasione e per quel testo, dal tono e dalla modulazione della sua voce si comprende quale senso abbia per chi lo propone. Ed è l’invito più efficace a domandarsi quale valore abbia per ciascuno.